Credere di dovercela fare da soli

Alcune persone si sentono deboli, vulnerabili, incapaci di reagire e vivono come un fallimento il non riuscire a risolvere i propri problemi autonomamente. Tuttavia, pensare di risolvere da soli i problemi, sempre e comunque, è poco realistico.

Nel corso della vita ci possono essere momenti in cui sentiamo l’esigenza di poter contare su qualcun’altro, per affrontare ciò che ci affligge. Chiedere un aiuto professionale, quando se ne sente il bisogno, è molto spesso segno di maturità.

Paura del cambiamento e pessimismo

La credenza che non ci sia una soluzione ai nostri problemi, spesso nasconde una grande paura del cambiamento.

Ciò è comprensibile, poichè decidere di mettersi in gioco, significa iniziare un percorso che può portarci su strade inesplorate e, il più delle volte, siamo timorosi e diffidenti rispetto a ciò che non conosciamo.

A tal fine, è importante sottolineare che, qualora si decida di rivolgersi ad un terapeuta, si può contare su un compagno di viaggio, che sarà al nostro fianco nella scoperta di nuove strade che sosterrà il cambiamento.

Paura che il percorso terapeutico sia troppo lungo

Per quanto non sia possibile determinare con esattezza quanto durerà un percorso di psicoterapia, la fase iniziale è dedicata alla comprensione della richiesta portata dalla persona e alla definizione degli obiettivi terapeutici, in base alle sue esigenze ed aspettative. Se si pensa che la terapia debba operare trasformazioni a livello strutturale e profondo, questo può richiedere un periodo di terapia di molti mesi. Se invece lo scopo è quello di dar sollievo ad un disagio attuale, i programmi sono di minore durata. Non c’è però sempre una correlazione rigorosa di tempo e di risultati: in alcune crisi, l’intervento efficace può richiedere una singola seduta o poche settimane di “breve terapia”. In sintesi, la durata della psicoterapia è da mettere in relazione alla persona, alla sua disponibilità a mettersi in gioco, alle sue esigenze e alla situazione che sta vivendo, oltre che all’approccio del terapeuta.
In linea generale, per le terapie individuali propongo di iniziare con una seduta alla settimana ed in seguito, quando la persona comincia a stare meglio e diventa più autonoma a livello emotivo, le sedute si diradano, fino a concludersi.
Per quanto concerne la terapia di coppia e familiare, fin da subito gli incontri hanno cadenza quindicinale, per permettere ai componenti del sistema di riflettere e di ridefinirsi reciprocamente tra una seduta e l’altra.
In tutti i casi, sono poi solita “lasciare la porta aperta” a chi ha concluso, per qualche incontro anche sporadico in caso di bisogno o come monitoraggio del percorso fatto insieme.